— Articolo Mons. Luigi Molinari tratto da “L’Operaio Ligure” FOCL nr.3 2001-
Il 17 febbraio 2001 il Signore chiamava a sé mons. Giuseppe Risso, Cappellano di Sua Santità.
Nato a Genova nel 1920, ricevette nella Sua famiglia una salda educazione cristiana, a 18 anni, ultimati gli studi presso l’Istituto Tecnico «Galileo Galilei», entrò nel Seminario Arcivescovile e nel 1947 ricevette l’ordinazione sacerdotale dal Card. Siri.
Fu per due anni curato nella parrocchia di N.S. del Carmine, nel 1949 divenne parroco della parrocchia di Salata di Vobbia, nel 1954 arciprete di San Cipriano, nel 1980 arciprete della parrocchia di S. Bartolomeo della Certosa, dal 1957 cappellano compartimentale delle Ferrovie dello Stato. Questo cammino è segnato dagli incarichi che gli Arcivescovi gli assegnarono e che don Pino svolse con encomiabile impegno.
Armonizzare la cura pastorale della parrocchia con altri impegni pastorali, specialmente trattandosi di parrocchie impegnative e di realtà ampie ed articolate come le ferrovie dello Stato, non è impresa facile. Don Pino riuscì egregiamente, utilizzando con rigore e severità il proprio tempo, evitando qualsiasi spreco.
È doveroso ricordarlo come Assistente Ecclesiastico delle S.O.C. di San Cipriano e di Certosa. Capì la preziosa funzione pastorale delle Società Operaie cattoliche, le seguì con amore sincero e dedizione curandone specialmente il tessuto formativo. Il suo zelo ebbe successo: infatti sia nella S.O.C. di S. Carlo, sia in quella di S. Bartolomeo di Certosa iniziò e continuò gli incontri formativi mensili ancor oggi apprezzati e partecipati. Ci auguriamo che le Società Operaie cattoliche possano godere di Assistenti altrettanto zelanti e siamo certi che don Pino continua ad accompagnarci con la sua preghiera ed il suo affetto.
Don Pino fu uomo di concretezza, riduceva il parlare al puro necessario, non aveva bisogno di apparire e neppure gli interessava. Ogni lunedì, assiduo e puntuale, partecipava al corso di aggiornamento dei cappellani nella sede di via del Molo, contribuiva validamente a creare quel clima di amicizia e collaborazione che ha caratterizzato oltre 50 anni di presenza pastorale della Chiesa Genovese negli ambienti di lavoro.
È giusto ricordare che l’ambiente di lavoro nel quale don Pino operò ha connotazioni molto particolari. Derivano dalla sua lunga storia, dalla consolidata tradizione sindacale. La presenza delle Ferrovie dello Stato inizia nella nostra Regione nel 1853, interagisce con il tessuto industriale sorto nel 1854 con la nascita dell’Ansaldo ed è a stretto contatto con l’attività portuale.
Don Pino seppe farsi aprire tutte le porte, con la sua umiltà, libero da ingombranti protagonismi, animato da genuino zelo sacerdotale. La sua presenza, in ogni ambiente delle ferrovie puntava al contatto personale, prediligeva gli ammalati e gli infortunati, aveva il suo naturale compimento nella celebrazione delle SS. Messe Pasquali e Natalizie, negli incontri mensili di catechesi, tutto all’interno dell’ambiente di lavoro. Tesseva con pazienza la rete del contatto umano, indispensabile presupposto per ogni attività pastorale, specialmente tra i lontani.
La sua sollecitudine pastorale lo impegnava a partecipare a Roma agli incontri di coordinamento tra i cappellani compartimentali; il suo contributo ponderato e qualificato era desiderato ed apprezzato.
Vogliamo ricordare la sua profonda umanità e capacità di voler bene, velate da uno stile lesto, spiccio. Queste doti trasparivano dalle molte delicatezze che sapeva usare e dal suo inconfondibile sorriso che accompagnava il saluto e del quale abbiamo fatto gioiosa esperienza. La fede e la speranza cristiana ci dicono che questo calore umano perdura, presso Dio si impreziosisce e si trasforma in preghiera per noi tutti.